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Sinus Underwater Wines, la prima cantina calabrese “in fondo al mar”

I protagonisti della Sirenetta cantavano gli universi che prendevano forma  “in fondo al mar”, e  nelle profondità marine di San Nicola Arcella con Sinus Underwater Wines prende vita la prima cantina subacquea della Calabria.
A 800 meri di distanza dalla costa della baia di San Nicola Arcella più volte premiata con la Bandiera Blue a 35 metri di profondità, apre a gennaio 2025  uno spazio per l’affinamento di  vini, spumanti, distillati e birre accessibile ai diversi produttori locali e non solo.

Le bottiglie vengono immerse  in mare all’interno di apposite gabbie contenitrici da un equipe specializzata per un periodo minimo di sei mesi e beneficiano delle condizioni uniche dell’ambiente sottomarino, ovvero  la temperatura costante (che difficilmente la temperatura sale oltre i 13/14 gradi durane l’estate, creando un ambiente ideale per una affinamento lento e regolare, condizioni ideali per rum e whisky in quanto favoriscono lo sviluppo di note aromatiche ancora più complesse), un ambiente ipossico che preserva l’integrità aromatica di vini e spirt,  la pressione costante (a 35 metri sotto il livello del mare la pressione dell’acqua rimane stabile a quattro bar, favorendo una maturazione uniforme e controllata perfetta per migliorare la struttura dei vini rossi complessi), l’assenza di luce e micro movimenti delle correnti che suportano una fermentazione più attiva negli spumanti.

 




Lambrusco e cucina cinese da Ba Restaurant a Milano

Il “Giro del mondo con il Lambrusco” fa tappa a Milano da Ba Restaurant per un sorprendente abbinamento. Il tour permette di sperimentare la versatilità delle bollicine emiliane in abbinamento con la cucina internazionale ed etnica.

Al Ba Restaurant di Milano in particolare il percorso di degustazione si articola in sei proposte i piatti tradizionali della cucina cinese reinterpretati in chiave contemporanea dallo chef abbinate a sei diverse tipologie dei vini Lambrusco Doc, dal frizzante allo spumante. I particolare per valorizzare piatti della cucina cinese sono stati scelti i vini  Lambrusco di Ca’ de Medici, Cantina di Carpi e Sorbara, Cantina Sociale di Gualtieri, Francesco Bellei, Pezzuoli, Venturini Baldini.

Il Lambrusco è un universo di sfumature e colori che, grazie alle differenti varietà, ai territori e ai diversi metodi di produzione utilizzati, vanta una grande la versatilità. Più in dettaglio le denominazioni del Lambrusco abbracciano varietà diverse e territori differenti: la provincia di Modena e di Reggio Emilia, dalle zone di pianura a quella collinare, ciascuna con la propria tradizione enologica. Se nel modenese la tendenza predilige il focus su una singola varietà, nel reggiano è tradizionalmente utilizzato un blend/uvaggio di differenti vitigni. La parola Lambrusco indica una famiglia di dodici vitigni a bacca nera. Autoctoni, sviluppati e diffusi da tempo immemore nella Regione Emilia-Romagna. Il loro uso può essere più o meno esclusivo a seconda delle denominazioni di origine e delle scelte enologiche dei produttori. Si tratta di Sorbara, Grasparossa, Salamino, Foglia Frastagliata, Barghi, Maestri, Marani, Montericco, Oliva, Viadanese, Benetti e Pellegrino.

 




Wine is a rockstar con Elemento Indigeno

Vini curiosi che provengono da ogni parte del mondoal di fuori delle classiche rotte, vini che esplorano terroir e incontrano popoli, vini che raccontano produzioni e svelano contaminazioni, vini uniti da un fil rouge:  Elemento Indigeno, progetto di Compagnia dei Caraibi, racchiuso a sua volta nel catalogo “Wine is”.

Elemento Indigeno esplora le radici del processo naturale e culturale della fermentazione, alla scoperta delle sue sfaccettature culturali, raccontando la storia del legame tra il fluire naturale del processo, l’adattamento culturale e l’atto artigiano.  In questo senso Wine si si propone come una ode alla diversità e, allo stesso tempo come un ponte che unisce culture attraverso otto macrocategorie che attraversano 29 Paesi grazie a 75 produttori e più di 360 referenze

Wine is a rockstar raggruppa i vignaioli autori a 360° dei propri progetti che danno vita ad etichette fuori dagli schemi.

Wine is roots racchiude i produttori di zone vitivinicole storicamente importanti, ricche di storie e tradizioni. È qui che troviamo aziende profondamente radicate nel territorio, attive da più generazioni che valorizzano vitigni autoctoni, viti centenarie e denominazioni di prestigio.

Wine is contaminations è un invito alla scoperta di nuovi sapori. Qui a interpretare il ruolo di protagonista nel processo fermentativo non è solo l’uva ma anche la mela.

Wine is a rematch riunisce i vigneron che nonostante le iniziali sconfitte, hanno scelto di non arrendersi.

Wine is a guardian raggruppa dodici produttori che lavorano per conservare le uve autoctone conservando la memoria storica.

Wine is a backpacker combina storie di giovani produttori che, dopo aver girato il mondo e imparato dai migliori produttori, sono tornati a casa dando vita a nuove creazioni.

Wine is conviviality è la categoria dedicata alle bottiglie dalla beva facile e dalle buone vibrazioni.

Wine is finished mette insieme etichette in via di esaurimento, vini che non saranno più disponibili per l’acquisto in futuro e che saranno sostituiti da nuove selezioni

 




Kneipp, Törggelen e vino sul Renon

Kneipp, Törggelen e vino sono i capisaldi dell’autunno sull’Altipiano del Renon raggiungibile a Bolzano in meno di venti minuti di impianti dal centro della città.

Tra le novità della stagione è stato inaugurato un percorso Kneipp  con cinque stazioni ispirate ai cinque pilastri della filosofia Kneipp (ordine esistenziale, movimento, erbe, acqua e alimentazione) lungo un sentiero di 1,2 km che si snoda nel bosco tra l’Hotel Tann e Bad Siess così da trasformare la passeggiata in un’esperienza sensoriale a tutto tondo. I profumi del bosco inducono alla riflessione, le erbe hanno un effetto curativo, l’acqua fresca è un toccasana per il fisico. Sul percorso anche punti di appoggio per soste meditative e pannelli con informazioni e suggerimenti per sfruttare al meglio i benefici Kneipp. Fondamentale camminare sul sentiero a piedi nudi per percepire a fondo i diversi tipi di terreno e vivere un’esperienza wellness davvero immersiva.

Sul Renon non c’è autunno senza Törggelen: appuntamento immancabile di questo periodo dell’anno è chiamato anche “la quinta stagione delle Alpi del Sud” ed è una vera e propria festa in onore della fine della vendemmia (la parola deriva dal latino torquere, torchiare, e si riferisce alle uve appena pressate) quando gli agricoltori erano soliti degustare il vino nuovo accompagnato da una merenda. Oggi l’antica tradizione si rivive andando di maso in maso (o meglio nelle tradizionali “Buschenschänke” o “Hofschänke”, le tipiche locande contadine) ad assaggiare specialità come speck, canederli, crauti, Kaminwurzen, Schlutzkrapfen, zuppa d’orzo, castagne arrostite e vino novello.

Proprio in onore del vino, oltre alle speciali escursioni guidate in compagnia dell’ambasciatore del gusto altoatesino Franz Wenter, dal Renon c’è un’escursione da non perdere: il sentiero del vino Rebe (ovvero “vigna”). Questa passeggiata di circa 400 metri di dislivello si snoda per un’oretta e mezza si snoda tra i filari, in parte sulla vecchia strada romana che parte dai possedimenti del maso Waldgries, lungo un percorso costellato di interventi artistici ad opera del gardenese Philipp Doss Moroder e di tabelle con la narrazione del paesaggio, dei vitigni tipici, delle zone di coltivazione Doc e dei siti culturali che lambiscono il sentiero. Rebe è unatappa imperdibile per gli amanti di Bacco: qui, una sosta Törggelen nelle varie cantine nei pressi del percorso è obbligatoria.
Sabato 26 ottobre degustazione speciale con i viticoltori del Renon e di Rencio: in cinque postazioni i viticoltori offrono in degustazione i loro vini che crescono nelle rispettive altitudini tra Rencio e Signato, dal corposo Lagrein all’aromatico Gewürztraminer fino allo speziato Kerner (sono ben 13 le varietà di uva che maturano lungo i 3,5 km del sentiero del vino Rebe). A seguire, un accogliente chill-out presso l’Ansitz Waldgries con prelibatezze culinarie e musica.




L’autunno dorato del Renon sul Sentiero del Vino Rebe

Il Sentiero del Vino Rebe (vite in tedesco) sull’Altipiano del Renon celebra una tradizione vitivinicola che affonda le sue radici nell’epoca romana ed esplora a stretta connessione tra la terra, lavoro dell’uomo e paesaggio.

Con i suoi 132 ettari di superficie coltivata a vite, il Renon si distingue come uno dei principali comuni a vocazione vinicola dell’Alto Adige. Il Sentiero del Vino Rebe è un un percorso che si snoda in discesa per 3,5 chilometri da Signato a Rencio con un dislivello di circa 500 metri, regalando viste mozzafiato sul territorio circostante e sui vigneti. Lungo il tragitto, le installazioni artistiche raccontano le diverse fasi della coltivazione della vite e le peculiarità dei vitigni locali. Ogni tappa del sentiero ha un tema preciso: dall’incontro tra uomo e natura, alla vendemmia e Bolzano, città del vino.

Il Sentiero del Vino Rebe si propone come un simbolo della sinergia tra turismo e agricoltura, un invito a rallentare il ritmo e a lasciarsi trasportare dalla bellezza del Renon, dai profumi della terra e dalle storie che solo il vino sa raccontare.

Una base ideale per scoprire il Sentiero del Vino Rebe e l’autunno dorato sull’Altipiano del Renon è il Parkhotel Holzner che accoglie gli ospiti nell’atmosfera senza tempo della struttura che affonda le proprie radici nel 1908. E proprio l’anno della fondazione dà il nome al ristorante stellato diretto dallo Chef Stephan Zippl. La struttura vanta 15 categorie di camere, distribuite tra la storica casa principale e la sua parte più contemporanea, mantenendo un profondo rispetto per l’ambiente. Situato all’arrivo degli impianti di risalita che in un quarto d’ora collegano Bolzano al suo Altipiano, luogo privilegiato di villeggiatura per i bolzanini, il Parkhotel Holzner sulla stazione del trenino che, grazie al suo approccio “slow” (viaggia a30 chilometri orari) regala un punto di osservazione esclusivo per il foliage d’autunno e permette di raggiungere numerosi sentieri escursionistici che conducono agli angoli più belli del soleggiato altipiano.




Natale: film e vini per un pairing ideale

Divano, plaid con un gatto accoccolato sopra e streaming per gustare i classici delle Feste. Tutto è pronto per le oziose serate da trascorrere durante le festività di Natale, meglio ancora se sorseggiando un vino dal pairing ideale, almeno sulla carta, con il film trasmesso sullo schermo. Ecco quindi i vini ideale da abbinare ai film di Natale

Nightmare Before Christmas – S.C. 1931 di Bellenda

Cos’è il Natale? È la domanda che si fa Jack Skeletron, Re delle Zucche della città di Halloween e protagonista di Nightmare Before Christmas. Un brindisi per un Natale fuori dagli schemi è con S.C. 1931 di Bellenda, un metodo classico pas dosé che nasce da uve glera, coltivate nella zona di Carpesica (Vittorio Veneto). Fragrante e aromatico, con bollicine fini e persistenti, S.C. 1931 ammalia il naso con sentori di frutta a polpa bianca e nocciole, di miele d’acacia accompagnati a brioche e torta di mele.

Love actually – Maiolica IGP Terre di Chieti di Cantina Tollo

Dieci storie d’amore si intrecciano  a Londra nelle settimane precedenti al Natale, mentre risuonano le note di Christmas is all around me cantata da una vecchia pop star decaduta.  La pellicola capace di scaldare il cuore e raccontare l’amore, può essere accompagnata dal Maiolica IGP Terre di Chieti di Cantina Tollo, un vino che affonda le radici nel passato, nelle uve dell’omonimo vitigno autoctono solo recentemente riscoperte, e reinterpreta la tradizione abruzzese.  Dal colore rosso rubino tenue, il Maiolica Igp Terre di Chieti presenta sentori di fragola di bosco macerata e lampone. Al palato è elegante, di medio corpo, con tannini setosi ed equilibrati, con una vivace acidità che conduce a un finale lungo e profondo.

Il Grinch – Raboso del Piave di Cecchetto

Il pairing per uno spirito forte. deciso e controcorrente come quello del Grinch è con il Raboso del Piave di Cecchetto. Robusto e deciso, richiede tempo per dare il meglio di sé e per stupire all’assaggio. Dal colore rosso rubino intenso, presenta un bouquet pieno, ampio e gradevole con note di marasca, mora selvatica e viola.

L’amore non va in vacanza – Broy Bianco Collio 2020 di Collavini

 L’amore non va in vacanza è una storia di cambiamenti e nuovi inizi sotto il vischio per cui il pairing perfetto è con un calice di Broy Bianco Collio 2020, un vino strutturato ideale per festeggiare le svolte.  Dal colore giallo paglierino intenso con tenui riflessi verdolini, il blend di Collavini al naso ricorda frutta tropicale matura, miele d’acacia, scorza d’arancia e fiori gialli. In bocca il corpo potente, caldo e morbido è bilanciato da una piacevole freschezza e mineralità.

Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni – LuKont 2020 de Il Conte Villa Prandone

Lo spirito nobile di Clara, protagonista della fiaba dello Schiaccianoci, risuona nel Montepulciano LuKont de Il Conte Villa Prandone. Il nome del vino, che in dialetto marchigiano significa il conte, era infatti il soprannome di Amilcare de Angelis, fondatore della realtà vitivinicola di Monteprandone (Ascoli-Piceno), discendente di una nobile famiglia caduta in povertà. LuKont è un Marche Rosso I.G.P da uve 100% Montepulciano. Sfoggia un intenso color rosso rubino e conquista i sensi con i suoi sentori di liquirizia e frutti di bosco.

La fabbrica di Cioccolato – Enantio Riserva 1865 Prefillossera di Roeno

L’estro e l’eccezionalità di Willy Wonka, il cioccolatiere creato da Roal Dahl, si abbina all’enantio, vitigno autoctono della Terradeiforti. Roeno ha saputo valorizzare la longevità, la robustezza e la resistenza della varietà per creare Enantio Riserva 1865 Prefillossera. Dal profumo profondo e articolato, possente ed elegante al palato, offre aromi in continua evoluzione, dalla complessa trama tannica.

La vita è meravigliosa – Riserva 2009 Pas Dosé di Mosnel

Quando tutto sembra perduto, arriva un angelo senza ali a mostrare al protagonista,  George Bayle, il valore di quanto ha costruito nel tempo. È chi guarda le cose da un’altra prospettiva che vince la sfida. Lo dimostra la Riserva 2009 Pas Dosé di Mosnel, azienda di Camignone (Brescia) che del saper attendere ha fatto la sua cifra distintiva. L’etichetta di Mosnel nasce dalle migliori uve chardonnay, pinot bianco e pinot nero, che regalano un profilo aromatico sfaccettato tra note di brioche al miele, scorze di agrumi, mele gialle in composta, jasmin tea, biscotto al malto e sfumature di frutto della passione.

Mary Poppins – L’EST di Sorelle Bronca

Sospinta da un soffio di vento dall’Est, fa la sua entrata nell’immaginario collettiva Mary Poppins. L’Est si ritrova anche in L’EST Brut di Sorelle Bronca, un Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg nasce dai vigneti che si trovano sul versante di Conegliano, dove il terreno ricco di ferro dona al vino note fresche e floreali. Al naso il bouquet ricorda il glicine, l’acacia e la mela verde. Fresco, elegante e di grande piacevolezza armonica, è caratterizzato da un’equilibrata acidità e una buona sapidità.

Una Poltrona Per Due – Torcolato di Cantina Maculan

Trasmesso interrottamente dal  dal 1997 per Natale, Una Poltrona Per Due  può essere ritenuto intramontabile come  il Torcolato di Cantina Maculan, passito da sola uva vespaiola. Di color giallo dorato brillante, al naso rivela un bouquet che vira dalle note di miele a quelle floreali, per passare alla vaniglia e a legni nobili. In bocca è dolce e pieno, dimostrando un eccellente equilibrio fra acidità e zuccheri.




La Valle del Douro: itinerari “di-vini”

Un Portogallo del Nord inedito è quello che si spalanca risalendo la Valle del Douro per scoprire i segreti del Porto, il vino fortificato che ha preso il nome dalla omonima città portoghese dove il prezioso nettare riposa per anni nelle cantine sulle rive, appunto, del Rio Douro.

A Porto, alla foce del fiume, infatti il vino arrivava via fiume sulle tradizionali “barcos rabelos” dai vigneti della Valle del Douro, a un centinaio di chilometri dalla città. Ancora oggi si può percorrere lo stesso itinerario, sfruttando uno dei numerosi voli che collegano gli scali italiani alla città per poi imbarcarsi per una crociera di uno o più giorni lungo il fiume Douro, o affittare un’auto per poi immergersi nella Route 222, ritenuta tra le strade panoramiche più affascinanti in Europa o infine salendo a bordo della Linha do Douro, antica rotta ferroviaria che, ancora oggi, percorre la Valle del Douro da Regia a Tua, lentamente, a 30 chilometri all’ora per potersi concedere il tempo di ammirare il paesaggio circostante.

Nell’attesa di poter risalire la Valle magari fino al confine con la Spagna, il tempo scorre veloce passeggiando sulle strade acciottolate di Porto, tra chiese coperte di “azulejos”, piastrelle di ceramica smaltate e decorate, le variopinte case del Cais da Ribeira, antiche drogherie e la libreria di Lello e Irmao che si dice abbia ispirato le atmosfere di Hogwarts nei libri di Harry Potter. E ci si può subito immergere negli itinerari “di-vini” con protagonista il Porto. Basta infatti attraversare il fiume sul ponte in ferro di Dom Luís I, per esplorare tutti i segreti del “vinho do Porto” nelle cantine di Vila Nova de Gaia, veri e propri i musei capaci di raccontare tre secoli di storia attraverso l’evoluzione di un prodotto iconico. Dalla terrazza di Grahams (www.grahams-port.com), una cantina che risale al 1890, si attende il tramonto sorseggiando un bicchiere di Porto “Ruby” o “Tawny”. La scelta non manca

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A Vila Nova de Gaia ci si può imbarcare giornalmente per risalire il sinuoso corso del fiume fino ai vigneti della Valle del Douro, dichiarati nel 2001 patrimonio Unesco grazie i tipici terrazzamenti che disegnano il paesaggio collinare da godere dai tipici belvedere. Sul fiume si vedono ancora i barcos rabelo, le imbarcazioni  in grado di trasportare il Porto dalle tenute alla foce del fiume. A Peso da Régua si visita il Museu di Douro, a Pinhão è da non perdere la stazione ferroviaria coperta di azulejos con raffigurata la coltivazione dell’uva mentre a Lamego si salgono 600 scalini per arrivare alla Igreja de Nossa Senhora dos Remedios.

Fino a Barca de Alva, la Valle del Douro vitifero costituisce la regione vinicola demarcata più antica al mondo dove l’opera della natura, con il fiume Douro che ha scavato nel tempo valli profonde, si è unita a quella dell’uomo che a sua va ha trasformato le colline di scisto in terreni coltivabili, inclinando i terrazzamenti per ottimizzare gli effetti del sole e della pioggia sugli acini di uva, dando vita a un paesaggio e a un vino unici al mondo.

Qui è piacevole rilassarsi in una delle numerose “Quintas”, un po’ dimore aristocratiche di campagna e un po’ aziende agricole, che dominano sulla valle. Come Quinta Nova de Nossa Senhora do Carmo, una antica magione circondata da centinaia di ettari di vigneti con 11 stanze e un ristorante gourmet. È inoltre possibile organizzare giornate in vigna per la vendemmia, pic-nic tra i filari, degustazioni guidate e perfino diventare enologi per un giorno creando il proprio vino.




Trentodoc, lo spumante metodo classico “figlio” delle Dolomiti

Capodanno si avvicina e per il count down le bollicine di alta quota del Trentodoc, il metodo classico italiano nato sulle Dolomiti, possono essere una valida alternativa alle blasonate bollicine francesi. Con poco più di un secolo di storia e a 26 anni dal riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata, il Trentodoc è una delle più apprezzate alternative italiane allo Champagne. Produzione di nicchia, viticoltura eroica e una forte identità sono le carte vincenti di queste bollicine di montagna capaci di attrarre sempre di più i wine lovers di tutto il mondo.

Il Trentodoc ha saputo esaltare fin da subito la forte identità territoriale che contraddistingue queste bollicine di montagna unendo le 54 cantine (e 189 etichette) alleate nel Consorzio Trentodoc. Il risultato è un prodotto riconoscibile grazie alle sue caratteristiche distintive determinate dalle diverse altitudini (l’altitudine media dei vigneti si trova intorno ai 450 metri), dal microclima fresco e temperato che influisce sull’acidità dell’uva e dall’effetto termoregolatore dell’ “Ora del Garda” (il vento con effetto termoregolatore, fondamentale per la viticoltura, che soffia dall’omonimo lago), dalle forti escursioni termiche tra giorno e notte e, inifne, dal terreno caratterizzato a una forte componente calcarea e pietrosa.

La produzione di Trentodoc inizia nel 1902 con la capacità visionaria di Giulio Ferrari, studente all’Imperial Regia Scuola Agraria di San Michele, di identificare le analogie rispetto al territorio dello champagne e replicare in quota il metodo di produzione delle bollicine francesi. Le Cantine Ferrari, sono poi passate negli Anni ’50 alla famiglia Lunelli, mentre le orme di Ferrari sono state seguite da numerosi altri viticoltori tanto che, nel 1984, è stato fondato l’Istituto Trento Doc per la promozione delle bollicine di montagna, nel 1993, si è arrivati al riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata Doc “Trento”, la prima Doc riconosciuta in Italia riservata a un metodo classico e la seconda al mondo dopo lo Champagne.

Oggi la produzione di Trentodoc è affidata al disciplinare che fissa canoni e controlli lungo la filiera a cominciare dai territori dedicati che comprendono la Valle dell’Adige, la Valle di Cembra, la Vallagarina, la Valle del Sarca, la Valsugana e le Valli Giudicarie, incidendo praticamente sul territorio della provincia. Quanto alle uve dalle quali si ottiene il Trentodoc sono lo Chardonnay che dona longevità, eleganza e carica aromatica; il Pinot nero a cui si deve il bouquet fruttato; il Pinot bianco e il più raro e il Pinot meunier, in grado di adattarsi a qualsiasi terreno. La vendemmia è svolta manualmente ed è in genere anticipata rispetto a quella di uve legate alla produzione di vini fermi per assicurare il giusto equilibrio tra acidità e zuccheri.

Secondo quanto previsto dal disciplinare, il “vino base”, dopo l’introduzione di lieviti e zuccheri selezionati, è affidato a una lenta maturazione in bottiglia, che varia da un minimo di 15 mesi a un minimo di 36 per la riserva ma arriva fino a 10 anni sui lieviti per i Trentodoc più raffinati ed evoluti. Rispetto al sentire comunque che vuole le bollicine un prodotto da godere giovane, sono numerose le cantine che stanno sperimentando affinamenti sui lieviti sempre più prolungati per esaltare la ricchezza e la lunga vita del prodotto. I nuovi trend intrapresi negli ultimi anni dal Trentodoc sono infatti legati a tempi e forme di affinamento. La cantina Cesarini Sforza, ad esempio, fondata nel 1974 da Lamberto Cesarini Sforza, conserva per ogni annata mille bottiglie magnum per verificare l’evoluzione del prodotto nel tempo. In un caso, quello dello spumante Lagorai prodotto dalla cantina Romanese (Trento), l’affinamento avviene in acqua, nel Lago di Levico (bandiera Blu d’Europa) dove, a partire dal 2013, 2.000 bottiglie (Dosaggio Zero Lagorai, 100% Chardonnay) riposano per 500 giorni chiuse in quattro gabbie d’acciaio a venti metri di profondità e il vino acquista un perlage con bollicine più cremose e più fini. La temperatura costante del fondale del Lago di Levico, una sorta di cantina naturale, intorno ai sette gradi permette al vino di maturare sui lieviti nelle migliori condizioni anche grazie alla pressione esercitata dall’acqua sul tappo. Un metodo di eccellenza che deve le sue origini al ritrovamento, 10 anni fa, nel Mar Baltico di un antico galeone carico di bottiglie di champagne invecchiate sul fondale marino per oltre 300 anni. È stato proprio questo ritrovamento storico che ha spinto i fratelli Romanese a provare una nuova strada che unisce enologia, territorio e natura.

Tra i trend in crescita nel mercato delle bollicine di montagna, aumentano poi le richieste di dosaggio zero (pas dosé o, per chi preferisce, nature), ovvero lo spumante a cui alla fine dell’affinamento in bottiglia, dopo la fase della sboccatura, non viene aggiunto nient’altro (in caso contrario la bottiglia viene rabboccata con il “liquer d’expedition” che costituisce una ricetta segreta per ogni cantina e può evidentemente intervenire sul vino). Le Cantine Revì, fondate nel 1982 da Paolo Malfer ad Aldeno, sono tra i pionieri questo ambito per cui utilizzano uve Chardonnay e Pinot nero. In ascesa anche le vendite di millesimati (prodotto con uve di una singola annata) e rosé.

Vicepresidente dell’Istituto Trentodoc è Carlo Moser, figlio di quel Francesco Moser che ha fatto sognare l’Italia intera a cavallo di una bici, campione del mondo, recordman dell’ora (e non è un caso che una delle etichette dell’azienda sia il metodo classico Brut 51,151 dal numero di chilometri percorsi in un’ora il 23 gennaio 1984) e vincitore di 273 corse su strada per professionisti. Viticoltori da generazioni, Francesco e il fratello Diego hanno acquistato Maso Villa Warth nel 1979 e da lì hanno avviato la produzione di bollicine di montagna (e non solo) e hanno allestito una sala con bici e trofei dello “Sceriffo”.

Chi vuole saperne di più su questa realtà cosi unica (il Trentodoc è la sola area di produzione di bollicine di montagna) e distintiva può programmare un week end lungo o, meglio ancora, una vacanza a Trento e dintorni, magari iniziando da Palazzo Roccabruna, nel centro del capoluogo di provincia, sede dell’enoteca del Trentino. Quasi tutte le 53 cantine prevedono visite guidate e percorsi di degustazione che permettono di comprendere meglio il territorio e le sue realtà. Meglio tuttavia informarsi in anticipo sugli orari e prenotare per non rischiare di rimanere a bocca asciutta. Le Cantine Ferrari prevedono addirittura sei proposte di tour per un minimo di due persone e con prezzi compresi, a seconda dei prodotti degustati, tra i 15 e i 48 euro Per una giornata indimenticabile si può poi abbinare (a iniziare da 70 euro a persona), la visita alla cinquecentesca Villa Margon, sede di rappresentanza dell’azienda, e una sosta alla Locanda Margon dove si possono gustare i piatti stellati di Alfio Ghezzi. Pedrotti organizza invece visita in cantina e degustazioni a partire da 12 euro fino a 44 euro; Endizzi propone pacchetti a partire da 10 fino a 26 euro; Cantine Monfort da 5 a 20 euro a testa; Maso Martis da 7 a 20 euro. Le 53 meritano tutte di essere scoperte, ognuna infatti ha una sua storia, i suoi valori e i suoi prodotti da raccontare. E sono storie speciali, come il territorio da cui nascono.




Un brindisi a tutta Bottega

Nel mondo, dai duty free alla compagnie aeree, si brinda con i vini Bottega resi iconici dalle bottiglie metallizzate delle bollicine.  Un packaging che come raccontato dal capo azienda Stefano Bottega “non è mai stato un artificio fine a se stesso, ma uno strumento per comunicare la qualità del prodotto”. In particolare,  le bottiglie metallizzate, in particolare la Gold, richiamano Venezia e la sua raffinata eleganza: una bellezza assoluta e mai stucchevole. “Questa bottiglia ha dato prestigio al Prosecco Doc” sostiene l’imprenditore che poi ricorda come “Le due bottiglie sorelle, Rose Gold e White Gold, contengono nell’ordine un Pinot Nero spumante vinificato rosè e un uvaggio Venezia Doc, nuova denominazione compresa tra le colline di Conegliano e la laguna di Caorle”.

L’idea di proporre un percorso di innovazione anche nella presentazione stessa delle bottiglie nasce tuttavia per Bottega nell ‘universo della grappa per cui era stata adottata £una bottiglie in vetro soffiato per trasmettere un concetto di preziosità del distillato. La grappa spray è nata per regalare l’emozione fuggevole di un assaggio olfattivo, in conformità con l’adagio che la grappa si “assaggia prima di tutto con il naso”. La Grappa Riserva Privata Barricata con l’originale bottiglia a base quadrata e l’etichetta che si sviluppa su due facce ha vinto numerosi premi, tra cui nel 2010 l’Etichetta d’Oro del Vinitaly 15th International Packaging Competition”.

E in effetti Bottega nasce nel mondo della grappa 42 anni fa per poi entrare nell’universo variegato del vino a partire dal 1992. A raccontarlo è lo stesso Stefano Bottega oggi a capo dell’azienda: “L’azienda nasce come distilleria e ancora oggi sento che le mie radici affondano nelle vinacce da cui deriva la grappa. Tuttavia quello della distillazione è un mondo circoscritto che ha spinto me e la mia famiglia ad approcciare il vino che con la grappa condivide la stessa origine. E dalle colline di Conegliano il primo passo non poteva che essere il Prosecco che nei primi anni ’90 non aveva ancora conosciuto il boom attuale, ma era soltanto uno dei tanti vini spumanti del panorama enologico italiano. La crescita del Prosecco e di pari passo quella dell’azienda ci hanno consentito di diversificare e di produrre, oltre a molti altri vini anche i grandi rossi della Valpolicella (Amarone e Ripasso) e della Toscana (Brunello di Montalcino, Bolgheri, Chianti). In Valpolicella, a Valgatara, abbiamo una nuova cantina di proprietà, di cui abbiamo appena terminato la ristrutturazione, conservando l’architettura storica dell’edificio”.

La famiglia Bottega è entrata nel vino nel 1992, dapprima commercializzando il Prosecco prodotto da terzi. Nel 2007 con l’acquisizione della sede a Bibano di Godega e di 10 ettari di vigneti coltivati a Prosecco ha iniziato a produrre nella propria cantina che oggi conta oltre 100 autoclavi. Negli ultimi anni nuove acquisizioni a Vittorio Veneto e a Follina hanno portato a 20 ettari i terreni vitati di proprietà nella zona del Prosecco. Nel 2018 è stata aperta la cantina di proprietà a Valgatara in Valpolicella. Sempre dal 2018 è in funzione un’altra piccola cantina a Vittorio Veneto destinata alla produzione del tradizionale Prosecco Colfondo. Dal 2009 ha in gestione diretta a Montalcino una cantina dove vengono prodotti Brunello di Montalcino, Rosso e Sant’Antimo. Oggi  oltre ai vini e alle grappe, il  portafoglio di Bottega conta anche Limoncino, liquori a base frutta e crema e gin grazie a cui copre quasi completamente la gamma del beverage ed esporta prevalentemente in Canada, Germania, Uk, Olanda, Svizzera, Usa, Giappone e Scandinavia.

Tra i progetti più innovativi una particolare attenzione meritano i  “Prosecco Bar”,  un concept ideato da Bottega con la finalità di esaltare le eccellenze del nostro Paese . Nello specifico viene riproposta la filosofia del bacaro veneziano, ovvero di un’osteria informale, dove i cibi vengono presentati sia come “cicheti”, ovvero stuzzichini da consumare al bancone, sia come piatti più strutturati da servire ai tavoli. L’abbinamento con il Prosecco, privilegiato per la sua versatilità, e con altri vini italiani chiude il cerchio. Bottega Prosecco Bar è quindi un’evoluzione di questa filosofia, che estrapolata dalla realtà veneziana, è riproducibile in tutto il mondo. L’asse portante del progetto è il “Perfect Match”, ovvero l’abbinamento ideale tra i cibi tipici delle cucine regionali italiane e i diversi vini proposti da Bottega.

Quanto infine al vino preferito, l’imprendiore non ha dubbi: è il Pas Dosé Millesimato Stefano Bottega, un vino spumante, prodotto con metodo Charmat, che garantisce freschezza e facilità di consumo. Ha la sua cifra identificativa nel basso contenuto di zuccheri e nella prolungata persistenza aromatica, in quanto ha origine da un equilibrato uvaggio che assembla un 80% di uve Glera, le stesse del Prosecco, con un 20% di Chardonnay. Viene spumantizzato in autoclavi d’acciaio, dove in presenza di lieviti selezionati si compie naturalmente l’intero processo di fermentazione. Si può quindi definire un “vino nature”, che accarezza il palato con una struttura essenziale, asciutta e al tempo stesso armonica. Un vino ideale da abbinare alle moeche, ovvero i granchi che tutto l’anno popolano la laguna veneta e che solo per poche settimane all’anno assumono la stato di moeca, abbandonando nel periodo di muta il vecchio carapace.La tradizione vuole che le moeche si mangino fritte accompagnate da una polentina bianca morbida.




Il turismo del vino tra vigne e cantine

Relais, hotel di charme o locande che affiancano storiche cantine dalle etichette blasonate dove scoprire i segreti dei vigneron, ma anche provare trattamenti di bellezza a base d’uva, trovare ristoranti esclusivi, esplorare il territorio, rimanendo incantati davanti scenari mozzafiato e dai borghi medioevali che costellano la campagna italiane, scovare prodotti tipici da portare a casa, prendere parte a lezioni di cucina o di arti antiche e “quasi” dimenticate. Il turismo del vino è in pieno boom: da Nord a Sud, sono sempre più numerose le cantine dove organizzare fine settimana o intere vacanze wine friendly. In Alto Adige, terra di Pinot e Chardonnay, è nato persino un network di “vinunm hotel” dove scovare la propria struttura da sogno.
Nel frattempo, ecco alcuni posti da mettere in agenda per il prossimo ponte di primavera.

 

 TERENZI –LOCANDA DI CHARME A SCANSANO,  NEL CUORE DELLA MAREMMA

L’esclusiva locanda di charme di nove camere domina sulla campagna di Scansano, nel cuore della denominazione del Morellino, e sulla vallate del fiume Albegna. dal casolare si vedono i sessanta ettari di vigneto e i 12 di oliveto di Terenzi, un’azienda agricola fondata dall’omonima famiglia milanese nel 2001 e che ha ridato smalto al Morellino di Scansano. La società oggi è gestita dai tre figli del fondatore Florio Terenzi: Federico, Balbino e Francesca Romana e può contare su una produzione di 360mila bottiglie (tra cui icone come Madrechiesa e Purosangue). E, nonostante la storia piuttosto recente cantina, Terenzi vanta già un gran cru, Madrechiesa, valutato tre bicchieri dal Gambero Rosso. Regalarsi un break da Terenzi significa godere della Maremma e del suo patrimonio enogastronomico, senza considerare che le Terme di Saturnia si trovano a soli cinque chilometri da Scansano. Una pausa nelle vasche naturali di acqua bollente rigenera delle fatiche della settimana e per di più è anche gratis.

  ROCCAFIORE –UN RESORT A  TODI ALL’INSEGNA DELLA SOSTENIBILITA’  

La prossima tappa del viaggio intrapreso da Roccafiore è quella di un hotel diffuso con chalet tra i filari della vigna: casette in legno 100% sostenibili e a basso impatto e che permetteranno di immergersi pienamente nella natura. Nel frattempo Roccafiore è un’isola immersa nel verde, ben 90 ettari di riserva, tra vigne, uliveti e colture di seminativi, all’interno della quale l’ospite può alloggiare e degustare vini e prodotti del territorio, alloggiare. Qui il vino non si versa solo nei calici, è anche un paesaggio ricamato di vigneti in cui perdere lo sguardo ed è impiegato nei trattamenti della beauty farm. Roccafiore, dall’altro delle sue 130mila bottiglie, è un “riserva bionaturale” che conserva la tradizione agricola del territorio di Todi e impiega le innovazioni tecnologiche, trasformandole in strumenti di tutela dell’ecosistema esistente.

CASTELLO DI MELETO – A  GAIOLE IN CHIANTI SI DORME IN UN CASTELLO CIRCONDATI DA E ETTARI DI VIGNE DOVE ORGANIZZARE PICNIC  

Natura, arte, cucina e spettacoli si intrecciano al Castello di Meleto in Gaiole in Chianti una dimora signorile le cui origini risalgono al 1256 e oggi azienda agricola, hotel storico e, con il suo teatro del ‘700, centro culturale del territorio. Un’azienda con una storia quanto mai peculiare visto che ha avuto origine nel 1968 grazie a una sottoscrizione pubblica lanciata da Gianni Mazzocchi, presidente dell’Editoriale Domus, attraverso il suo magazine Quattroruote, per acquistare casali, terreni, pieve e castello nel Chianti. Oggi il Castello di Meleto conta su ben 180 ettari di vigneto e costituisce una delle maggiori realtà sul territorio di produzione del Chianti Classico Docg, produce olio biologico grazie alla presenza di 1600 olivi secolari e salumi di cinta senese, ed è ormai un centro turistico di forte attrazione turistica.   Qui si può ci si può rilassare o imparare a cucinare o a riconoscere il vero extravergine di oliva e i salumi di qualità. Da non perdere i picnic in vigna, oltre agli appuntamenti artistici nel nostro teatro settecentesco: monologhi, musica classica, musical per famiglie.